Riarmo, la UE finanzia la Linea Maginot polacca

Anche i polacchi, come si dice da quelle parti, vogliono ‘spremere la bottiglia’ fino all’ultima goccia di vodka, col rischio di romperla. Pur di trovare i soldi per la guerra. Da quando Putin ha invaso l’Ucraina, si considerano a tutti gli effetti in prima linea. E di fronte al crescente disimpegno americano in Europa, non si vogliono far trovare impreparati.

La macchina del tempo

L’ultima notizia è di quelle che fanno fare un viaggio nella macchina del tempo. Sembra incredibile, nel Terzo millennio, ma adesso è ufficiale: con la benedizione (e il cofinanziamento) della Commissione europea, la moderna Polonia avrà, a Est, la sua Linea Maginot anti-Putin. Questo ‘East Shield’, costerà la bellezza di 2,5 miliardi di euro. Secondo RealClearPolitics, «Varsavia sta fortificando circa 700 chilometri (435 miglia) dei suoi confini orientali e settentrionali in preparazione di un potenziale attacco. Il progetto ‘East Shield’ (Tarcza Wschód) include nuove infrastrutture fisiche (come bunker, campi minati e ostacoli anticarro), insieme a componenti elettronici, tra cui monitoraggio satellitare, telecamere a infrarossi e sistemi anti-drone. Per il Ministro della Difess, Kosiniak-Kamysz, il progetto sarà completato entro il 2028 e rafforzerà le capacità contro un attacco a sorpresa, impedirà il movimento delle truppe nemiche, faciliterà il movimento delle forze polacche e proteggerà la popolazione civile».

Difesa copri debiti

Certo, come già per altri grandi Paesi, la ricerca della sicurezza attraverso l’aumento della spesa per la difesa, è un ottimo alibi per coprire gli stress finanziari dello Stato. La Polonia non naviga nell’oro e riversare quote importanti del Pil in armamenti, potrebbe essere impopolare. Specie se, per operazioni di bilancio di questo tipo, dovesse essere necessario aumentare le tasse o tagliare addirittura la spesa sociale. Per la gente comune, parlare di decimali ha poco senso, fino a quando i numeri non si trasformano in perdita della qualità della vita. Così, tutto sommato è passato quasi sotto silenzio l’annuncio del formidabile aumento delle spese militari, fatto dal Presidente Andrzej Duda (Centro-destra). L’esborso, nel 2025, dovrebbe passare da un già più che abbondante 4,1%, a un pesante 4,7% del Pil. Tutto questo a fronte di un rapporto deficit-Pil del -5,7% (in peggioramento) e di un’inflazione che viaggia intorno al 5%, cioè al doppio degli altri. D’altro canto, la volontà di “martirio finanziario”, per riarmare la patria fino ai denti, è bipartisan, perché anche il premier, Donald Tusk (Centro-sinistra), ha sostenuto con foga la necessità ‘di eseguire’ le direttive di Trump che chiedeva agli alleati una spesa per la difesa fino a 5%.

Accordo tra avversari politici

L’accordo tra i due avversari politici è indispensabile perché, come già successo in Germania, bisognerà varare una legge di revisione costituzionale (a maggioranza qualificata dei 2/3) per potere finanziare, a debito, carri armati e bombarde. Non solo. Ma, nel ‘non detto’, vanno annoverati anche tutti i soldi che Varsavia cede ogni anno all’Ucraina (a fondo perduto?) e che equivalgono allo 0,8% del Pil. Cioè, facendo le dovute proporzioni, una somma superiore a quella erogata dagli Stati Uniti. Ma che se ne fanno i polacchi, che dovrebbero migliorare i loro servizi sociali e le infrastrutture di trasporto e sanitarie, di tutti questi fondi pubblici destinati a contrastare le foie imperialistiche di Putin? Nel dettaglio, risponde con un’efficace prospetto sintetico Janusz Bugajski (Jamestown Foundation) con un saggio ripreso da RealClearPolitics. Con l’avvertenza che, fatta la legge, trovato l’inganno. Si vogliono utilizzare, con la complicità di Bruxelles, aiuti che dovrebbero essere destinati a obiettivi di crescita. «Tusk ha annunciato – scrive RCP – che Varsavia intende reindirizzare 7,2 miliardi di euro (7,7 miliardi di dollari) dalla sua quota di fondi di ripresa post-pandemia dell’Unione Europea, verso la spesa per la difesa. Se approvato dalla Commissione Europea, la Polonia sarebbe il primo stato membro a farlo, e sarebbe coerente con il piano ‘ReArm Europe’ per rafforzare la sicurezza dell’Europa, presentato dalla Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen».

Europa degli anni trenta del secolo scorso

«I fondi verrebbero assegnati al Fondo per la sicurezza e la difesa di recente istituzione (Fundusz Bezpieczeństwa i Obronności) per rafforzare l’infrastruttura di sicurezza della Polonia, costruire rifugi civili, modernizzare le aziende di difesa, rafforzare la sicurezza informatica e finanziare la ricerca e lo sviluppo. Inoltre – conclude Bugajski – il Ministero della Difesa ha anche chiesto che tutti gli aeroporti civili del Paese siano adattati per un duplice uso militare». Come si vede, si tratta di una vera e propria rivoluzione nell’approccio ai problemi della difesa, che si cala già in un’ottica pre-bellica, quasi emergenziale, e che ricorda molto l’Europa della fine degli anni Trenta dello scorso secolo. Non si parla solo di armi e munizioni, ma anche e soprattutto di preparare il Paese alla guerra, che viene data per probabile. E infatti, il titolo del report di RealClearPolitics è sintomatico: «La Polonia si prepara alla guerra con la Russia». Questa sorta di ‘nevrosi attuale’ è soprattutto figlia dell’invasione russa dell’Ucraina. I polacchi hanno accolto milioni di profughi e hanno fornito, generosamente, al governo di Kiev, armi, munizioni e aiuti di tutti i tipi.

Polonia base armata Usa in Europa

Certo, non è stata solo solidarietà istintiva verso il più debole, ma anche un modo per mettere graniticamente in atto la strategia del ‘containment’ (contenimento), escogitata dagli americani per neutralizzare definitivamente la Russia. Così, la Polonia e diventata, progressivamente, la testa di ponte avanzata della Nato in Europa orientale. Una santabarbara, piena di truppe Usa, basi militari di tutti i tipi e missili di ultima generazione. Sono cambiati solo il colore delle bandiere e le fogge dei carri armati, rispetto a quando, tra la Vistola e la Nysa, si spostavano le divisioni corazzate dell’Armata Rossa.

Paese eroico (e costantemente martire) per antonomasia, la Polonia, stretta dalla geografia tra Germania e Russia, ha avuto una storia travagliata. Oggi, poi, tornano antichi fantasmi, a rinfocolare un clima di sconcerto verso i potenti vicini orientali, fatto di rabbia e diffusi timori. Putin fa paura. E chi ha respirato profondamente l’aria di Varsavia, sa benissimo ciò che i polacchi pensano dei russi. Ora, come nel ’39, quando Ribbentrop e Molotov si spartirono il Paese. Lo stesso identico sentimento di un secolo fa, quando gli ulani di Pilsudski sconfissero, davanti a Varsavia, l’Armata Rossa di Trotski.

 

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