«Rafforzare i legami economici e militari con Roma è in linea con le priorità dell’America First nell’Indo-Pacifico, nel Mediterraneo e altrove» sostiene Scott Smitson, stratega militare, su Limes.«La penisola come pivot di un comando unificato Europa-Africa». «Dal gas made in Usa agli F-35, non si dà nulla per niente». L’appello di Smitson a Trump per convincersi facilmente di quasi tutto il contrario. Conoscere l’America per come ci vuole usare. E qualche rivelazione su come ci ha usato.

Il ruolo storico dell’Italia nella strategia americana
Gentile Mr Trump,
- Lei e il segretario alla Difesa Pete Hegseth siete impegnati a modificare il ruolo dell’America nella sicurezza transatlantica. In questo sforzo, è bene valutare quali paesi dell’Alleanza offrano «lucrose opportunità» per la tutela degli interessi statunitensi e la promozione della sua strategia America First. Un paese che merita la sua attenzione e di continuare a ricevere sostegno è l’Italia.
- L’Italia ha giocato un ruolo notevole nella promozione degli interessi americani da quando, dopo la seconda guerra mondiale, si è trasformata da nemico in partner importante e alleato. Durante il conflitto la Germania dovette dedicare molte forze al contrasto di eventuali invasioni, che inevitabilmente arrivarono. Dispiegare forze in Italia ne precluse l’utilizzo in altre regioni d’Europa che gli Alleati avrebbero attaccato, il che impedì alla Germania nazista di fortificare i propri confini come avrebbe voluto.
Guerra fredda
- L’utilità dell’Italia proseguì durante la guerra fredda. Il paese, tra i fondatori della Nato, ha ciclicamente contribuito in modo rilevante alla difesa propria e dell’Europa e non ha mai fatto mistero di voler svolgere un ruolo maggiore nella sicurezza regionale e globale. Oltre a supportare la Nato, l’Italia ha ospitato (e continua a ospitare) importanti centri di comando dell’Alleanza o affiliati alle Forze armate americane. Ha inoltre fornito basi alle nostre forze aeree, terrestri e navali. Soprattutto, ha acconsentito a ospitare armi atomiche statunitensi per accrescere la deterrenza contro l’Unione Sovietica.
Africa mediterranea
- Questi impegni per la sicurezza italiana, europea e statunitense sono tornati utili anche per fronteggiare altre minacce. Negli anni Ottanta l’Italia – in particolare la Sicilia – ha giocato un ruolo di spicco nel consentire la risposta americana al terrorismo libico, grazie alla sua prossimità con il Nord Africa. L’Italia ha anche dispiegato forze in Iraq e in Afghanistan durante la guerra globale al terrore. La missione Nato in Afghanistan ha visto circa 50 mila soldati italiani alternarsi nell’arco di vent’anni, con 53 vittime e oltre 700 feriti. Nel 2020 l’Italia era il secondo contributore dopo gli Stati Uniti alle operazioni fuori area dell’Alleanza. Insomma: questa nazione ha dimostrato la propria disponibilità a usare la forza per difendere sé stessa e gli altri, come la sua amministrazione si aspetta da partner e alleati.
Base militare per il Medio Oriente
- Oltre a supportare le missioni a guida statunitense con proprie truppe, l’Italia offre un notevole valore aggiunto per le missioni in Medio Oriente consentendo alle nostre forze di accedere al suo territorio, stazionarvi e sorvolarlo in virtù di specifici accordi. Diversi tra i nostri soldati che invasero l’Iraq partirono dalle basi americane in Italia, abbattendo i costi di dispiegamento rispetto a muovere in massa dal territorio statunitense. Inoltre, durante gli attacchi alle nostre infrastrutture diplomatiche di Bengasi, in Libia, le forze di risposta statunitensi stazionavano in Sicilia. Alla fine non furono usate, ma il nostro dispiegamento lì ci diede opzioni di risposta al terrorismo che non avremmo avuto se l’Italia non ci avesse consentito l’uso delle basi.
Mediterraneo ‘Mare Nostrum’
- […] Dall’antica Roma a oggi, il Mar Mediterraneo resta una delle maggiori arterie commerciali del mondo. Oltre a collegare il Nord Africa, parti del Medio Oriente e il Sud dell’Europa, il Mediterraneo è un connettore marittimo cruciale che mette in comunicazione i mercati asiatici e quello europeo. L’Italia è al centro di tutto questo. Conservare l’influenza americana su tale corridoio chiave è estremamente importante, malgrado le attuali tensioni commerciali con gli europei. Un’Europa che commercia più con gli Stati Uniti e meno con la Cina è un obiettivo in linea con la sua agenda America First. La nostra capacità di influenzare questa direttrice commerciale rende cruciale la presenza americana in Italia, così come la sua amministrazione la giudica fondamentale nel Canale di Panamá o nelle rotte artiche intorno e vicino alla Groenlandia.
‘Viva Meloni’
- Via via che l’amministrazione articola la sua strategia di sicurezza nazionale e di difesa, è imperativo mantenere e incrementare i nostri partenariati con altri leader la cui visione e i cui obiettivi strategici concordino con le finalità dell’America First. La presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni è tra questi leader. Da quando è al governo, Meloni ha perseguito una vigorosa agenda di politica estera affine alla sua idea che i paesi europei debbano fare di più per garantire la loro sicurezza nazionale e regionale.
‘War on the Rocks’ quasi Fratelli d’Italia
Un recente articolo sull’influente pubblicazione War on the Rocks notava che «negli ultimi mesi, Meloni e i suoi ministri hanno fatto visita alle truppe italiane di stanza in Libano e in Iraq, firmato nuovi accordi energetici con Algeria e Libia, provato a sbloccare aiuti finanziari alla Tunisia, ripreso la politica di distensione con Turchia ed Egitto, rafforzato la presenza italiana nei Balcani occidentali e offerto di mediare tra Serbia e Kosovo, rilanciato le relazioni diplomatiche con India ed Emirati Arabi Uniti, siglato un partenariato con il Giappone, raggiunto un accordo con Tōkyō e Londra per produrre un caccia di sesta generazione, visitato l’Etiopia, ricevuto a Roma i presidenti di Niger e Somalia, avviato un dialogo confidenziale con il governo taiwanese per la cooperazione nel campo dei semiconduttori e delle materie prime critiche».
La Cina
- Anche l’approccio italiano alla Cina è sempre più in linea con quello della sua amministrazione. Meloni ha sfilato l’Italia dalla Bri (Belt and road initiative, o nuove vie della seta). Nel 2024 la Marina italiana ha inoltre inviato una portaerei e altre unità navali nell’Indo-Pacifico per prendere parte a esercitazioni con partner e alleati (inclusi gli Stati Uniti), aumentare l’interoperabilità e segnalare l’impegno dell’Italia a contrastare le provocazioni marittime di Pechino.
Italia allineata
- Dato il chiaro allineamento degli interessi strategici statunitensi con le azioni italiane, le seguenti forme di collaborazione giocherebbero simultaneamente a favore dell’America First e delle priorità di Roma:
- A) «Piattaforme» comuni EuCom-AfriCom. Nel momento in cui questo memorandum viene scritto, sembra che il suo intento (insieme al segretario alla Difesa) di modificare radicalmente la struttura dello U.S. Combatant Command e dello Unified Command Plan 2 stia entrando nel vivo. Ciò include il proposito di unificare lo U.S. European Command (EuCom) e lo U.S. Africa Command (AfriCom), dando vita a una singola struttura. Se questo cambiamento avverrà, l’accesso alle basi italiane da parte delle Forze armate statunitensi diverrà ancor più importante, date la prossimità della penisola all’Africa e la sua ubicazione alla periferia Sud dell’Europa […].
- B) Gestione dei «beni comuni» nel Mediterraneo. Come detto sopra, il Mediterraneo resterà un’arteria fondamentale per il commercio marittimo e per la proiezione della forza navale. Gli Stati Uniti dovrebbero evidenziarlo nel loro approccio strategico. Alla luce dell’enfasi posta da questa amministrazione sul mantenere libero l’accesso alle rotte oceaniche in Asia e intorno alle Americhe, il Mediterraneo presenta un’opportunità unica di influenzare non solo quello specifico mare, ma anche l’Oceano Indiano, il Mar Rosso e il Nord Atlantico simultaneamente. […]
- C) Supportare la difesa di Israele. Questa amministrazione ha dato priorità alla difesa di Israele e continuerà a farlo nel prossimo futuro, specie con l’Iran sempre più vicino a dotarsi dell’arma atomica. A tal fine gli Stati Uniti hanno usato mezzi già presenti in Medio Oriente e dato che Israele manca di profondità territoriale, anche in futuro il nostro sostegno durante le crisi verrà quasi sempre dal cielo e dal mare. Mantenere – possibilmente espandere – la nostra presenza militare in Italia e i permessi di sorvolo del suo spazio aereo ci rende più efficaci nella difesa di Israele. […]
- D) Contenere le ambizioni cinesi. La prossima Strategia nazionale di difesa indicherà come prioritario concentrare le nostre forze nell’Indo-Pacifico, ma l’Italia può essere un partner utile per limitare l’influenza cinese in Europa e in Africa. Se Roma saprà dimostrare in modo credibile che abbandonare la Bri per altre opzioni d’investimento (tra cui quella statunitense, se troveremo il modo di superare l’impasse commerciale con l’Unione Europea) a conti fatti non è penalizzante, sarà da esempio per altri paesi europei.
- E) Vigilare sulla polveriera Balcani-Mar Nero-Ucraina. Porre fine alla guerra russo-ucraina resta la nostra priorità, ma la subregione europea che va dai Balcani al Mar Nero resta rilevante per la potenza americana – oltre che per la stabilità dell’Europa – e diversi segnali indicano che sta divenendo sempre più instabile. Qualsiasi conflitto in quell’area pregiudica una produttività economica di cui possiamo beneficiare. La Cina ha promosso le sue vie della seta digitali attraverso i Balcani occidentali; l’uso di Huawei è ormai chiaramente il modo in cui Pechino punta a influenzare la direzione politico-economica di altri paesi. Come noi, l’Italia ha interesse alla stabilità del quadrante Balcani-Mar Nero e può dare un notevole contributo in tal senso.
Vantaggio reciproco
- Noi beneficiamo della nostra presenza in Italia, ma anche l’Italia ne trae vantaggio. Affinché il paese fornisca il contributo descritto in questo documento, deve incrementare la spesa per la difesa dall’attuale 1,6% del pil al 2,5% entro il 2029. Dovrebbe inoltre restare parte del Global Combat Air Programme, il programma congiunto con Regno Unito e Giappone per la realizzazione del caccia di sesta generazione, nonché aumentare gli ordini di caccia F-35B statunitensi per le proprie unità navali e a fini di interoperabilità con le nostre portaerei che operano fuori dal Mediterraneo (cioè nell’Indo-Pacifico).
L’Italia contro gli ḥūṯī yemeniti
L’Italia ha sostenuto e comandato la missione dell’Ue nel Mar Rosso, ma non partecipa all’Operazione Prosperity Guardian da noi guidata contro gli ḥūṯī yemeniti. Questo deve cambiare. Inoltre, dovremmo premere su Roma affinché resti neutrale nel caso riconoscessimo il Somaliland come Stato indipendente, onde potervi installare una base militare. Dato che l’Italia punta a diversificare le proprie fonti energetiche, dovremmo ottenere un impegno ad acquistare gnl (gas naturale liquefatto) statunitense. Oggi siamo secondi solo al Qatar come fonte del gnl importato dall’Italia; scalzare Doha come primo fornitore sarebbe in linea con l’intento della sua amministrazione di usare la supremazia energetica (energy dominance) come strumento di politica estera e di difesa.
‘Partenariato più stretto’
11. Un partenariato più stretto con l’Italia aumenterebbe le probabilità che il paese possa svolgere un ruolo importante per la difesa e la sicurezza del Mediterraneo, in modi che sostengano direttamente l’agenda America First. In vista del vertice Nato di fine giugno all’Aia e della nomina dell’ammiraglio italiano Giuseppe Cavo Dragone a presidente del Comitato militare 3 dell’Alleanza, è tempo di rafforzare questa relazione bilaterale in modi confacenti al nostro interesse strategico.