Francesco contro il dio denaro anche nella finanza vaticana

«La povertà non è solo una questione di soldi. È mancanza di accesso, mancanza di opportunità, mancanza di fiducia. Viviamo in sistemi (economici) che non sono mai stati progettati per funzionare per tutti».

Il pensiero economico di un papa innovatore

Sono parole che esprimono il pensiero economico di un Papa innovatore che non a caso aveva scelto il nome di Francesco, il rivoluzionario della storia del Cristianesimo. L’opera riformista del Papa argentino ha coinvolto il governo del sistema economico e finanziario del Vaticano nel nome della trasparenza e della coerenza. Qualità che entrambe, nei secoli, hanno fatto difetto e talora scandalo nello stato Vaticano. Su questo fronte Papa Francesco è intervenuto all’interno di un governo diviso e di un’opposizione che lo ha portato ad effettuare anche un repulisti nelle stanze delle finanze vaticane.

La blacklist dei paradisi fiscali

Per volontà di Bergoglio il Vaticano è stato inserito nella blacklist dei paradisi fiscali. Si è costituita la Segreteria per l’Economia e il Revisore ed è stato riformato lo Ior, la banca vaticana. A questo sono seguiti gesti simbolici di grande importanza come lo sfratto da lussuosi palazzi e l’aumento degli affitti ai cardinali e il processo contro il cardinal Angelo Becciu, accusato di essere a capo di una potente e oscura rete di gestione dei fondi della Santa Sede.

L’Apsa e il Patrimonio della Sede apostolica

In nome della trasparenza ha nominato il vescovo Nunzio Galantino a capo dell’Apsa (Associazione del Patrimonio Sede Apostolica)  il nuovo organismo economico della Curia romana che si occupa della gestione del patrimonio economico della Santa Sede. La percezione dell’opinione pubblica sull’immensità delle ricchezze papali è leggenda, ma i numeri, in effetti, sono consistenti. Lo scorso anno il Sole24ore ha effettuato un’approfondita analisi del patrimonio vaticano sotto la nuova gestione di Galantino.

La finanza vaticana alla luce del sole

Nel 2022 il patrimonio immobiliare ha reso 52,2 milioni (+31,4 milioni), quello mobiliare segna -6,7 milioni. L’Apsa al netto delle passività ammonta a 2,8 miliardi da bilancio – complessivamente gestisce in Italia 4.072 unità immobiliari per un totale di quasi un milione e mezzo di metri quadrati. Fra queste 2.734 sono sue, e 1.338 di altri enti. Da notare che in forma diretta e indiretta all’erario italiano sono stati versati 6,05 milioni per l’Imu e 2,91 milioni per l’Ires. Importi agevolati dal regime di esenzioni statali di cui gode la Chiesa sul suolo italiano. Da notare che il 92% degli immobili è in provincia di Roma. Anche all’estero i numeri sono tutt’altro che irrilevanti: oltre 1.100 unità immobiliari.

Gli immobili

Ma quanto frutta questo patrimonio? Nel 2022 ha reso bene, 52,2 milioni di euro, in crescita di 31,4 milioni, e un dato importante deve essere tenuto presente: solo il 19% è locato a condizioni di libero mercato, il 12% a canone agevolato e il 69% a canone nullo.

Santa Sede e Segreteria di Stato a perdere

Meno bene è andata per la gestione del patrimonio mobiliare: gli investimenti finanziari gestiti dall’Apsa ammontano al 31 dicembre 2022 a circa 1,777 milioni di euro, e comprendono sia la gestione della proprietà che la gestione di terzi (enti della Santa Sede o ad essa collegati, tra cui la Segreteria di Stato): questo comparto ha visto una perdita di 6,7 milioni di euro, rispetto a quello positivo realizzato nel 2021 di 19,85

Proporzionalità negli affitti impone il papa

Nella relazione allegata al bilancio si legge che alla gestione degli immobili si applicano «criteri di proporzionalità e progressività raccomandati dal Santo Padre». Così da poter concedere in comodato d’uso gratuito una struttura come Palazzo Migliori, dove trovano accoglienza, a due passi dal Colonnato di San Pietro, i senza fissa dimora ospitati dai volontari della Comunità Sant’Egidio.

Futuro con tanta costosa trasparenza?

Sarà ora da vedere se l’opera riformatrice di Bergoglio nell’ambito della gestione del patrimonio vaticano verrà proseguita con altrettanta determinazione. Le divisioni profonde nella Chiesa, che si sono accentuate con l’appoggio dei vescovi americani all’insediamento di Trump in America, restano da ostacolo alla visione di economia civile che Papa Francesco ha, primo tra i pontefici, promosso mediante una critica al modello di sviluppo capitalista.

Oltre l’apprezzamento per l’opera di Bergoglio e l’ondata di genuina emozione per la sua dipartita, appare una realtà economica globale che non ha preoccupazioni sociali e né religiose. Un mondo in cui esiste un solo dio, il dio denaro.

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